mercoledì 23 luglio - 2014
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Gianluca Castagna

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DSCN8874Gianluca Castagna | Forio – E’ la strada collinare che collega i comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio. Un’ampia arteria che scorre alle pendici più verdi dell’Epomeo, lontana dai rumori del centro e ricca di scorci panoramici. Questo è un primo fatto. La cosa che salta subito all’occhio di coloro che attraversano via Borbonica, a piedi o in auto poco importa, è lo stato vergognoso in cui si trova. Degrado, incuria e abbandono da Terzo Mondo. Altro che isola prediletta dal turismo nazionale e internazionale.  Qualche giorno fa abbiamo effettuato un sopralluogo, nella parte foriana della strada: Via Baiola, quella che s’immette direttamente nel borgo di Monterone e che versa nello stato più pietoso. Indegno di un paese che voglia dirsi civile e che non perde l’occasione di ribadire la propria vocazione turistica ogni volta che si accende un riflettore o un microfono.

Percorrendo via Borbonica in auto o in motorino, non si può fare a meno di incappare nel pericolo che provoca un manto stradale ormai completamente dissestato. Le radici dei pini ai lati della carreggiata hanno da tempo invaso la sede stradale, creando numerosi pericolosissimi dossi che, pur con il limite di velocità previsto, costringono gli automobilisti a compiere continui e rischiosi slalom. Considerato il flusso di veicoli, presente quotidianamente e destinato a intensificarsi nei prossimi mesi estivi, è evidente come il perdurare e, anzi, l’aggravarsi nel tempo di tale situazione, comporti una persistente, grave insidia alla regolare circolazione veicolare, costituendo – di fatto – un serio pericolo per l’incolumità delle persone che vi transitano.

manto stradale dissestatoLe radici degli alberi hanno ormai distrutto buona parte dei marciapiedi. Buche, parti di pavimentazione mancanti, dislivelli e sconnessioni del fondo, mettono davvero a dura prova l’incolumità di residenti e turisti, soprattutto se all’oscuro della situazione e magari passeggiano distratti, guardando il panorama o la natura attorno. Tutta colpa dei pini? Affatto. Esistono diverse tecniche a basso costo, tutte valide, per evitare il riaffioramento delle radici e i danni al manto stradale: si va dall’uso di tessuti geotessili, posti sotto il manto e ai lati della buca d’impianto, impedendo quindi lo sviluppo orizzontale dell’apparato radicale, alla creazione di uno strato “isolante” costituito da sabbia e pietrisco, “ostile” alla crescita delle radici. Una doverosa cura delle alberature con potature periodiche è utile a scongiurare l’improvvisa caduta dei rami. Il problema, in altri termini, non sono i pini, ma l’assenza di manutenzione stradale e cura del territorio. Soprattutto se lontano dal centro cittadino. Anche questo è un fatto.

Immondizia lasciata per stradaNon finisce qui. I marciapiedi sono inagibili anche a cause delle erbacce. Piccoli arbusti o veri e propri praticelli naturali coprono completamente il passaggio, costringendo il pedone a invadere la sede stradale con il pericolo di incorrere in un incidente quando le automobili procedono a forte velocità. I marciapiedi sono impraticabili anche per altri motivi. Dove non arriva la natura, ci pensa l’uomo. Ad asfaltare a piacimento, parcheggiare dove vuole (anche con grossi furgoni), invadere l’area con le pretese più arbitrarie. Il colpo di grazia arriva dalla sporcizia. Chi decide di raggiungere a piedi il centro di Forio da Via Borbonica e Via Baiola si trova di fronte uno scenario avvilente: sacchi di immondizia, bottiglie, cartacce, scatoloni, lattine, fazzoletti, secchi di plastica, vecchi giocattoli, ferraglia arrugginita, scheletri di televisori e perfino un termosifone abbandonato. È tutto lì: una discarica a cielo aperto. Ecco come una semplice e rilassante passeggiata può trasformarsi in un vero e proprio incubo. “Sono mesi, forse anni che i marciapiedi si trovano in queste condizioni,  ricoperti di rifiuti e vegetazione – commenta un residente  della zona – la sporcizia e l’immondizia sono dovuti soprattutto all’inciviltà di alcune persone che non rispettano i tempi e i modi della raccolta differenziata, ma le istituzioni non fanno nulla per arginare questo fenomeno. Più volte abbiamo segnalato la questione ai vigili urbani, ma nessun serio provvedimento è stato preso finora”.

Via Borbonica è ormai una terra di nessuno fuori da ogni tipo di controllo. A parte la telenovela con Ego Eco, il sindaco di Forio Francesco Del Deo e la sua amministrazione continuano a dare segni di immobilità e sfiancante attendismo. Optando per un comodo scaricabarile su “chi ci ha preceduti”. A un anno dall’insediamento, nessuno dei problemi spinosi per il paese (porto, coste, inquinamento, area di trasferenza) è stato davvero affrontato. Figuriamoci intravederne la risoluzione. Tutto è fermo. Il primo cittadino di Forio deve consultarsi con l’intelligentia locale (sic!) pure per decidere se uno spettacolo gli è piaciuto o no. Anche questo – purtroppo – è un fatto.

 

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il regista Leonardo Di Costanzo

il regista Leonardo Di Costanzo

Gianluca Castagna | Ischia –  Nessun ischitano era riuscito ad arrivare così in alto. Al festival cinematografico più importante e prestigioso al mondo. Perché pochi vi partecipano, ma quasi tutti vorrebbero farne parte. Sarà Leonardo Di Costanzo a salire la temibile Montèes des Marches  per la 67° edizione del Festival del cinema di Cannes. Nel programma ufficiale della rassegna, reso noto ieri, compare infatti “I ponti di Sarajevo”, film collettivo realizzato da un gruppo di cineasti europei nel centenario dello scoppio della Grande Guerra. L’omaggio su celluloide a una città simbolo del Novecento europeo: Sarajevo. Nella capitale bosniaca, un secolo fa, veniva assassinato l’arciduca Francesco Ferdinando, evento che molti storici considerano il grilletto per la Prima Guerra Mondiale e autentico momento d’inizio del XX secolo.
Per il progetto collettivo, nato da un’idea del critico francese Jean Michel Frodon, Di Costanzo ha realizzato l’episodio tratto da un racconto di Federico De Roberto, “La paura”. Uno dei ritratti più lucidi e potenti sulla mattanza della Grande Guerra, e sulla crudeltà del destino che travolse un’intera generazione di italiani, mandati a uccidere (e morire) nel nome di ideali e per cause che molti di loro neppure conoscevano. Inizialmente il corto dal regista de “L’intervallo” doveva chiamarsi proprio “La paura”. Adesso pare che il titolo ufficiale sia invece “L’avamposto”, forse per pudore verso una materia narrativa difficile da comprimere nei soli otto minuti concessi a ciascun cineasta (tra gli altri Godard, Le Besco, Meier) coinvolto nel progetto.

Girato l’ottobre scorso in Trentino, sulle trincee del Nagià-Grom in Valle di Gresta, “L’avamposto” racconta uno scontro sanguinoso tra soldati italiani e l’esercito austro-ungarico. In un luogo del fronte “spaventoso, ma in compenso tranquillo”, destinato a diventare trappola mortale per il fuoco inesorabile di un cecchino boemo. I soldati italiani tentano di raggiungere un posto di vedetta rimasto sguarnito, perché solo da lì riusciranno a controllare il canalone dal quale gli austriaci potrebbero attaccare. Col numero dei morti cresce anche il panico dei vivi; c’è chi fa il guascone, chi chiede il cappellano, chi si informa se il governo si prenderà cura familiari rimasti soli. Caratteri e reazioni diverse di fronte all’implacabilità della logica militare e a un sentimento che accomuna tutti i soldati di ogni guerra: la paura di morire. Del cast fanno parte volti nuovi del cinema e del teatro italiani (Gaetano Bruno, Emanuel Caserio, Fortunato Leccese, Emiliano Masala); la direzione della fotografia è affidata al grande Luca Bigazzi, mentre la sceneggiatura è firmata da Di Costanzo assieme al fido Maurizio Braucci.

Sul set de L'avamposto

Sul set de L’avamposto

Documentarista tra più apprezzati e premiati a livello europeo, prima allievo poi docente agli Atelier Varan di Parigi, Leonardo Di Costanzo è oggi definitivamente approdato al cinema di finzione col bellissimo “L’intervallo”, presentato fuori Concorso al Festival di Venezia 2012, ma giudicato unanimemente il più bel film italiano della Mostra. Un mese fa è uscito “L’età di mezzo”, dvd a cura della Cineteca di Bologna che raccoglie “L’intervallo” e due tra i documentari più importanti della sua filmografia: “A scuola”, l’anno di vita in una classe della scuola media “Cortese” di San Giovanni a Teduccio, e “Cadenza d’inganno”, ritratto di un giovane adolescente napoletano che improvvisamente si sottrae allo sguardo coercitivo della macchina da presa. Di Costanzo non è l’unico italiano sulla Croisette. C’è il napoletano Vincenzo Marra (anche lui coinvolto ne “I ponti di Sarajevo”), Alice Rohrwacher, con “Le meraviglie”, unico film italiano in Concorso, e Asia Argento con “Incompresa”, nella sezione “Un certain renard”. Nomi che Ischia ha ospitato più volte nelle kermesse cinematografiche dell’estate, dall’Ischia Film Festival di Messina all’Ischia Global di Vicedomini.

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