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Massimo Troisi, vent’anni dopo

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Gianluca Castagna | Ischia – Le celebrazioni, in questi giorni così numerose, non erano la sua passione. Preferiva defilarsi, starsene a casa, indolente, riservato e antipresenzialista a dispetto della sua grandissima popolarità. Massimo Troisi, scomparso esattamente vent’anni fa, il 5 giugno 1994, per via di un cuore troppo ballerino, campeggia ancora nel ricordo di ciascuno di noi. Le sue apparizioni televisive, gli sketch con la Smorfia e i suoi film, anche quelli in cui fu solo attore, testimoniano il rimpianto per quello che avrebbe ancora potuto dare allo spettacolo italiano e al suo pubblico.
In molte pizzerie partenopee, non solo quelle a Napoli, è facile trovare la sue immagine accanto ai volti di Totò ed Eduardo. A molti nostalgici della commedia dell’arte (che in Eduardo e Totò riconoscono le massime espressioni di sempre) potrà apparire azzardato questo accostamento, forse perfino irriguardoso. Eppure Massimo Troisi ha avuto il merito di traghettare quell’arte così magistralmente rappresentata da Eduardo e Totò, nella Napoli moderna, quella che, abbandonato l’immaginario abusatissimo del centro, ha trovato nelle periferie della metropoli nuova linfa vitale ed espressiva. Ecco perché quel ragazzo di San Giorgio a Cremano divide con Eduardo e Totò lo stesso angolo di cuore di ogni napoletano.

Massimo Troisi 1Un talento comico naturale, dotato dei ritmi, delle pause, delle intonazioni giuste per far ridere. Ma anche un Pulcinella metafisico e sentimentale, capace di affrontare col sorriso temi e argomenti seri. Soprattutto un personaggio modernissimo in cui si è riflessa la confusione di quella generazione post-sessantottina disillusa, cresciuta fra incertezze, smarrimenti , precarietà e le pallottole vaganti degli anni di piombo.
E’ per questo che “Ricomincio da tre”, piccolo film costato una cifra ridicola con cui Troisi si affaccia timidamente al cinema nel 1981, reduce dai grandi successi televisivi di “Non stop”, diventa un caso, il maggior successo italiano del tempo. Diceva: «Sono completamente cosciente dei miei limiti: prima di ‘Ricomincio da tre’ non avevo mai fatto nemmeno fotografie». Ma quella comicità ispirata ai suoi grandi conterranei e, nello stesso tempo così moderna, quella capacità di far ridere senza far ricorso a volgarità più o meno gratuite,  diventano la chiave di un successo tanto inatteso quanto meritato. Il più eclatante tra i nuovi comici, romani, toscani, emiliani, milanesi, premiati dal grande consenso popolare.
Troisi propone un protagonista timido, antieroico, complessato e problematico. Circondato da familiari e amici invadenti che gli affollano la casa e i pensieri. Timoroso nei confronti dell’altro sesso, nonostante anni di rivoluzione sessuale. Parla un napoletano verace, smozzicato, tendente all’afasia, nel quale riemergono i tratti “gestuali” ed eversivi della parola, il suo essere in fondo un insieme di imitazioni convulse della realtà, segni indistinti e indefiniti, non controllabili né addomesticabili. La magia sta anche nel suo modo di parlare, nel timbro inspiegabilmente melodioso della voce, nel suo lasciarsi cadere addosso le frasi.  Troisi sfata la napoletanità così come vissuta dalla cultura nazionale anche nei film diretti da altri.Nel sodalizio con Ettore Scola (“Splendor”, “Che ora è”, “Il viaggio di Capitan Fracassa”), dove ritornano il senso malinconico della vita, il conflitto con la famiglia, l’ironia garbata, quella fatica di adattarsi ai disagi della giovinezza e, in “Fracassa”, l’esistenza vagabonda dei comici. Arriva sul set de “Il Postino” di Michael Radford pienamente consapevole del suo stato di salute. Perché certi interventi aggiustano ma non risolvono. Quel giovane timido e illetterato in contrasto con Neruda di Philippe Noiret sembra un personaggio cucito addosso su di lui. E’ l’ultimo tassello di un testamento morale, sul cinema e la poesia, rimasto purtroppo senza eredità.

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