Home Attualità Villa Joseph di Don Orione: la carità non abita più qui?

Villa Joseph di Don Orione: la carità non abita più qui?

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La gestione privata della casa di riposo suscita da tempo dubbi e perplessità

di Gianluca Castagna


CASAMICCIOLA
– La vita di un vecchio non è mai idilliaca, anche quando regna l’armonia familiare. L’ultimo traguardo si avvicina sempre più rapidamente e diventa difficile non pensarci. Tenersi occupati, sentirsi coinvolti e ancora utili, magari continuando qualche attività, può regalare distrazione e sollievo, far sentire all’anziano che non è totalmente superfluo. Se nei paesi poveri, o in via di sviluppo, alla terza età si assegna ancora un ruolo positivo notevole, nei paesi industrializzati ciascuno vale nella misura in cui può spendere. Gli anziani, che non sono e non possono essere dei grandi consumatori, vengono tranquillamente abbandonati a un destino di solitudine. O confinati in luoghi ad hoc.

Cos’è oggi una casa di riposo? Luogo di accoglienza e solidarietà o lager democratico della società dell’opulenza? Come vengono considerati (e gestiti) gli ospizi? Per Giuseppina Morgerasi trattava soprattutto di un luogo della misericordia. Già nel 1922 aveva pensato di destinare parte delle sue proprietà a un progetto che potesse dare ospitalità ai poveri o agli anziani dell’isola rimasti soli: Villa Joseph, a Casamicciola, sulla salita San Pasquale. Accanto si costruì anche una chiesa dedicata a S. Giuseppe, chiesa che, nel 1947, fu eretta seconda parrocchia di Casamicciola. Nel 1955, dopo alterne vicende, il titolo parrocchiale fu trasferito nella Chiesa di S. Antonio, mentre il complesso fu donato, negli anni Cinquanta, all’Istituto religioso Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione. Nel 1978 iniziarono i lavori, e grazie alla volontà e agli sforzi di tanti ischitani, oltre al lavoro infaticabile di don Salvatore Castiglione, nel 1981 venne inaugurata la casa di riposo per anziani. Quasi una comunità, una famiglia ricostruita. Per anni gestita direttamente dai sacerdoti dell’ordine di Don Orione e delle suore che si prendevano cura degli ospiti. Con il contributo di tanti volontari che rappresentavano un canale di apertura e comunicazione tra uno spazio chiuso, spesso abitato da un sentimento collettivo di angoscia e solitudine, e il mondo esterno.

A un certo punto, la svolta. Le suore cedono il passo a figure professionali, la crisi delle vocazioni rende difficile il consolidamento dell’organico, gli oneri finanziari che la gestione diretta comporta diventano insostenibili. Nel 2009 scompare don Salvatore Castiglione. Al Centro Don Orione di Ercolano la decisione sembra inevitabile: affidare la gestione della struttura ai privati. Un primo tentativo, durato qualche anno, non va a buon fine. Si rischia addirittura la chiusura per pratiche burocratiche mai completamente adempiute. Cominciano a circolare le prime voci di una forte privatizzazione dell’istituto. Con logiche di profitto che hanno poco a che vedere con il senso di carità e solidarietà che hanno ispirato e guidato per decenni la vita di questo istituto così importante per la realtà sociale del nostro territorio. Per molte famiglie isolane, il ricovero di un anziano diventa necessario. Lo stress di trovare la badante giusta, le sostituzioni per ferie e/o abbandoni, l’incapacità a gestire le varie problematiche di salute che si presentano e la mancanza di un rapporto di fiducia solido demoralizzano i parenti, che alla fine non vedono altra soluzione che la casa di riposo. La scelta, oltre a non alleviare del tutto da angosce e sentimenti di responsabilità, è un’opzione che comporta un onere economico sempre più alto. Soprattutto nelle case di riposo a gestione privata, nelle quali la priorità è far quadrare i conti, più che pensare al benessere personale di individui che si trovano, il più delle volte, in una situazione di bisogno.

Oggi la casa di riposo Villa Joseph a Casamicciola ha cambiato anche la denominazione. Si chiama “casa albergo”. Una modifica di facciata, ci dicono, e non di sostanza. A gestirla, da poco più di un anno, è una società, Villa Joseph s.r.l. Pare che sia in atto da tempo un vero e proprio restylin’, da una nuova cucina agli spazi di socialità e di cura. Alcuni volontari sono stati allontanati, le rette aumentate, le domande dei cronisti risultano poco gradite. Per il personale, che pure abbiamo contattato, vige la consegna al silenzio. Don Alberto Alfarano, del centro don Orione di Ercolano “non rilascia interviste”. E il dott. Ferdinando Scarpa, attuale direttore della casa albergo, è al momento fuori sede.

Ora che lo Stato sociale è avviato alla macelleria, sarebbe improbabile che il comune se ne prendesse cura. Ma la Diocesi di Ischia? Perché gli isolani sono tenuti fuori da ogni decisione su un’opera che hanno contribuito in passato a realizzare e che potrebbe riguardare il loro futuro? Che tipi di controllo può essere garantito alla comunità? Chi oggi ipotizza la completa trasformazione in albergo, non ha scolpito nella mente la disperazione degli anziani che rischierebbero d’essere sradicati da quella struttura qualora non potessero più permettersela. Come se il recupero ai circuiti della vita dovesse passare prima per una sostanziosa disponibilità economica. Questo può valere secondo le ormai solide pratiche o logiche del profitto, ma nulla c’entra con la destinazione pensata per il “Don Orione” di Casamicciola, le finalità con cui è nato e per le quali la comunità ischitana ha tanto lottato. Sarebbe un tradimento alla memoria dei benefattori e all’opera dell’ordine religioso a cui la residenza per anziani è stata intitolata.

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